Recensione. "Io non ho paura" di Niccolò Ammaniti.

Un tema scabroso trattato con semplicità e senza risultare frivolo. Una penna tagliente e diretta, talvolta ironica. Un romanzo caustico che leggerai in poco tempo, poiché le pagine si susseguono vertiginosamente tra le tue mani. Sto parlando di "lo non ho paura", romanzo di Niccolò Ammaniti.

Ogni aspetto di questo romanzo mi ha sorpreso: dal registro linguistico, semplice ma incisivo, alla vividezza degli ambienti e alla caratterizzazione dei personaggi.

Non posso non esaltare il lavoro che l'autore ha svolto con i suoi personaggi. Il protagonista, un bambino comune con atteggiamenti e sogni altrettanto comuni, scopre per puro caso, in un caldo meriggio d'estate, il luogo in cui è stato

"imprigionato" un ostaggio. L'idea del narratore che regredisce, tornando alla sua infanzia, funziona perfettamente nel contesto del libro. La caratterizzazione di Michele, il protagonista, è impeccabile, un risultato tutt'altro che scontato, considerando quanto possa essere difficile ritrarre la psiche infantile

L'approccio di Michele nei confronti della sua "scoperta" è del tutto credibile. Egli si avvicina a Filippo come se fosse un oggetto raro, unico al mondo, che solo lui può vedere.

Con il progredire della storia, questo approccio muta: da oggetto misterioso diventa un animale strano, che Michele sente il bisogno di scoprire e comprendere. Il protagonista si prenderà cura di Filippo, portandogli cibo o semplicemente chiacchierando con lui. Quando gli verrà ordinato di stare alla larga, Michele, con audacia, deciderà di venir meno all'ordine paterno.

Merita la giusta attenzione anche il lavoro svolto sulla figura degli adulti, uomini e donne che cercano di fuggire da un paese povero del sud Italia. Sarà proprio questo slancio disperato a condurli verso il gesto più meschino possibile: il rapimento di un bambino. Una persona che si accosterà alla lettura, nonostante la futura condanna, potrà provare compassione nei confronti dei "vinti".

- Il piccolo perseo