Recensione. "Ai confini del fiume Stige" di Michelle Kulwicki.

Ricordo con estrema nitidezza il periodo in cui lessi questo testo. Fagocitato da mille impegni, mi sembrava impossibile ritagliarmi del tempo per dedicarmi alla mia attività preferita. Eppure, questo titolo - sicuramente impreziosito da una fulgida veste grafica - è riuscito a dimostrarmi il contrario. Pur non avendo apprezzato la gestione dei personaggi secondari, ritengo di dover sottolineare l’ottima caratterizzazione riservata ai due protagonisti, entrambi profondamente vincolati al tema della morte. Zan, servo del traghettatore Caronte, ha il compito di accogliere le anime dei defunti e accompagnarle nel loro ultimo viaggio, attraverso il ricordo più bello che hanno vissuto. In questo limbo sospeso tra vita e morte, il catalogatore incontra Bastian, un ragazzo tormentato dal ricordo della madre, deceduta in un incidente stradale che egli ha causato. In memoria della madre, Bastian si dedica alla riapertura di una fatiscente libreria, aiutato dai suoi amici e dal fratello, con il quale intrattiene un rapporto lacerante, paragonabile a una lama conficcata nella carne viva. Quest’ultimo incarna tutto ciò che Bastian, dalla morte del genitore, non è più: un ragazzo responsabile, devoto allo studio e alla realizzazione di un futuro solido - futuro che la libreria, in quanto progetto instabile, non sembra poter garantire - . Tra Bastian e Zan nasce, nella rabbia e nell'incredulità, un legame intimo, assimilabile a un unguento per le ferite di entrambi. Zan non riesce a trattare Bastian come ha sempre fatto con le anime che ha dovuto, per obbligo, smistare; Bastian, dal canto suo, riesce finalmente ad aprirsi, a usare la parola per esprimere quel dolore che consuma la sua anima. La narrazione è incalzante, e la penna, semplice e diretta, contribuisce a mantenerla tale. Non vi sono, nel corpo del testo, estenuanti sezioni che potevano essere tagliate. Un punto dolente, ovvero una costante delle mie recensioni, è il finale. In questo caso, però, posso affermare di essere soddisfatto. La chiusa non cerca di appagare i desideri dei lettori, solitamente polarizzati dalle vicende narrate, poiché si mostra onesta nei confronti della storia. E proprio per questo è possibile definirla autentica.

Trama:
È già passato un anno dall’incidente che gli ha cambiato la vita, ma Bastian è ancora tormentato dal senso di colpa, dagli attacchi di panico e dallo stesso incubo: lui che guida, l’auto che si capovolge, sua madre che muore mentre lui rimedia solo qualche graffio. Come sua madre, adora i libri, l’odore della carta, le storie, ma nemmeno nella vecchia libreria che sta rimettendo a nuovo riesce a sentirsi felice. Una notte, il marchio della morte che tormenta i suoi sogni lo trascina di fronte a Zan, ai confini del fiume Stige. Zan è un catalogatore di anime, accoglie i defunti nel limbo tra la vita e la morte, li registra, ne archivia i ricordi per poi consegnarli al Traghettatore Caronte. A Zan mancano solo sei mesi per spezzare la sua maledizione e tornare a vivere, quindi registrare l'anima di Bastian e dimenticare che sia mai esistito dovrebbe essere semplice. Eppure, quando lo segue attraverso i suoi ricordi di dolore e speranza, Zan si rende conto che non è pronto a lasciare che Bastian muoia. Ben presto, Zan dovrà decidere se è disposto a rinunciare alla libertà per salvare Bastian, e Bastian dovrà capire se è disposto a continuare a vivere a costo di perdere Zan.

- Il piccolo Perseo
16/08/25

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